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SUI BINARI DEL TRENO CON I DRAISINES DE LA MOLIGNEE - BELGIO

IN CANOA TRA I CANALI DI LÜBBENAU/SPREEWALD - GERMANIA

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Avete visto tante foto dei nostri viaggi, ma non vi abbiamo mai raccontato come tutto è iniziato...


Siamo Mauro, Cristina, Alice e Samuele, i the Reds on the Road! Siamo una famiglia di camperisti con una gran voglia di conoscere il mondo. Ma questo lo sapete già.
Sapete anche che abbiamo una certa passione per i paesi del Nord Europa, quelle infinite lande desolate dove noi troviamo tutto quello che ci serve: la pace, il silenzio, gli animali, la natura…e i panorami che stanno proprio bene nelle nostre foto e nei nostri video. Sui nostri canali trovate alcuni angoli di mondo visti attraverso i nostri occhi. Raccontiamo le nostre esperienze e le nostre disavventure, che hanno fatto dei nostri viaggi quello che noi amiamo ricordare.


Ma partiamo dall’inizio. Sarà lunga, mettetevi comodi…


Il viaggio ha fatto parte di noi da sempre. Già da appena conosciuti, quando dopo 2 settimane siamo partiti per un on the road di fine estate in Sardegna e siamo tornati con le idee ben chiare di cosa saremmo voluti diventare. Da lì, tutti i nostri viaggi in moto, con le borse laterali stracariche di sogni e bagagli. 

Più di 50mila km in giro per l’Europa, con la voglia di sbirciare dopo la prossima curva e il desiderio di conoscere il più possibile, senza paura di freddo e pioggia, di giornate con distanze enormi da percorrere sulla sella alternate a giornate di km e km a piedi con cartina in mano, reflex al collo e naso all’insù.

 

L’esordio in Normandia, Bretagna e Castelli della Loira senza navigatore, con le mappe stampate su A4, alberghi da 20€ a notte per poterci permettere più giorni di viaggio, le colazioni sulla spiaggia, con i croissants appena sfornati e la spremuta d’arancia da bere senza bicchieri. Le cene al Buffalo Grill, tante da mappare tutti i ristoranti d’Europa, collezionando biglietti da visita. E poi le millemila esperienze più o meno divertenti di quando ancora non avevamo il cellulare col traduttore e i locals non parlavano altro che il loro dialetto, come quella volta quando lungo una meravigliosa strada panoramica tra le colline slovacche, abbiamo pranzato puntando il dito a caso sul menù, mangiando qualcosa che non siamo riusciti a decifrare nemmeno a distanza di anni. Oppure la chiacchierata con i Sami in Lapponia. Giornate infinite per non perdere un attimo di quello che stavamo vivendo, notti insonni sotto il sole di mezzanotte, l’ultimo traghetto da prendere al volo per arrivare in ostello in piena notte, con il sorriso stampato in faccia dopo essere stati al Preikestolen con la tuta e gli stivali da moto, che neanche Robocop…Giorni e giorni di viaggio sotto la pioggia incessante norvegese, per poi arrivare in una pittoresca Hytte oltre il Circolo Polare Artico sognando una doccia bollente e leggere che l’acqua era stata chiusa a causa della siccità. Il concetto di siccità per i norvegesi è indubbiamente diverso dal nostro…Il fritto misto al mercato del pesce di Bergen, chiacchierando con un americano che stava facendo il giro del mondo in moto (@Mike, chissà dove sei ora?). I tanti motociclisti italiani incontrati lungo la strada, con cui abbiamo condiviso pezzi di viaggio e pezzi di vita, come ci conoscessimo da sempre. 

 

L’arrivo a Caponord con l’entusiasmo di chi ha compiuto l’impresa e finalmente si gode una giornata di sole pieno proprio lassù dove il sole è una rarità. Dove Mau cercava di farmi posare la macchina fotografica e attirare la mia attenzione per chiedermi di sposarlo, perché una che non vede l’ora di fare 5-10-12mila km a viaggio sulla sella della moto, con pioggia, vento, neve, portandosi dietro poco o nulla dove la trova più? 

E così si è inginocchiato accanto al globo, sulla scogliera che segna il punto più a nord d’Europa, con in mano l’anello che aveva viaggiato con noi fasciato nella carta di giornale nascosto sotto l’olio della moto, dove di sicuro io non avrei messo mano. 

Potevo dire di no? E dove lo trovavo io un altro che mi portava in questi posti da favola, che viveva le emozioni nello stesso modo in cui le vivevo io, che non aveva paura di viaggi lunghissimi, che non si lamentava se mi fermavo ogni 4 passi a fare una foto, che sopportava le mie testate col casco quando mi addormentavo seduta dietro di lui? Non ci ho messo molto a dirgli di si.


E così abbiamo organizzato il viaggio di nozze, un mese negli Stati Uniti con i nostri soliti ritmi, che mentre le altre coppie in luna di miele cercavano hotel super lussuosi in cui riposarsi e riprendersi dopo il Matrimonio, noi dormivamo nei Motel più economici possibile, quelli dove tizi strani sbirciano dentro la stanza attraverso le tende alle finestre mentre mangi un’enorme pizza di PizzaHut già tagliata a spicchi, seduto sul letto. Come nei film. E la Chrysler cabrio che l’autonoleggio ci aveva riservato a Las Vegas, perché di solito le coppie di neosposi vogliono quella e che invece noi abbiamo immediatamente sostituito con un altissimo SUV che ci permettesse di fare gli sterrati che ci piacciono tanto. Quelli che poi ti ritrovi la polvere anche nelle mutande. Altro che cabrio alla Venice Beach! 

 

E poi le destinazioni inusuali, quelle che ti fanno fare le deviazioni più interessanti. Che quando torni a casa tutti ti chiedono solo se hai visto il Grand Canyon e invece tu vorresti raccontare di quel posto sperduto, col nome che nessuno conosce, ma che ti ha emozionato, se possibile, molto più del Grand Canyon. 

Tipo essere capitati a Nashville il giorno del CMA Fest, il festival della musica country, ci ha regalato una serata memorabile entrando ed uscendo dai locali in cui decine di cantanti country suonavano dal vivo invitandoti sul palco, oppure aver passeggiato tra le location dei telefilm che hanno segnato la tua adolescenza, facendoti sentire come a casa perché quei posti li vedevi in tv tutti i giorni e aver pure incontrato il protagonista della serie seduto nel tavolo accanto a te al ristorante, oppure quando ci siamo fidati del navigatore che tra la Death Valley e il Sequoia ci ha fatto fare un’interminabile strada sterrata (meno male che non avevamo la cabrio) dove un orso ci ha attraversato la strada.


Chi ci segue lo sa. A noi piacciono le avventure. Quelle che scompigliano i capelli e stropicciano i vestiti. Ci piace fare programmi e poi sconvolgerli strada facendo. E cosa c’è di meglio del camper per avere libertà assoluta? Così quando la famiglia iniziava ad allargarsi, complice un bel pancione ingombrante, siamo tornati a viaggiare in camper. Abbiamo ripercorso alcune strade già viste in moto, altre nuove, con i piccoli componenti della famiglia che pian piano aumentavano. Piccoli viaggiatori abituati da subito ad apprezzare la magia degli on the road.


Quando Alice aveva 7 mesi siamo tornati a Caponord, alla faccia di chi ci dava dei pazzi a partire per un viaggio così con la piccola in pieno svezzamento. 

E invece lei si è fatta 12mila km con la serenità di chi si sente a casa. Ed è esattamente così che ci sentiamo anche noi quando siamo in camper. 

E dunque i viaggi lunghi sono diventati una costante del nostro tempo libero. Quel nord Europa che fa proprio al caso nostro. Danimarca, Olanda, Belgio, Scozia, Polonia, Repubblica Ceca, Germania…E poi, indovinate? Samuele soffriva all’idea di essere l’unico a non aver ancora visto le renne dal vivo…e allora siamo tornati a Caponord, quel punto così lontano da noi, ma che in camper implica un viaggio così vario e pieno di sorprese che ogni volta si può cambiare percorso e vedere cose sempre nuove. 


Eh si, perché noi a Caponord ci siamo stati 3 volte, e ci siamo sentiti chiedere cosa ci troviamo di così speciale, in fondo è solo un centro turistico affollato. 

E’ vero. Per chi vola su Tromso e poi si limita a percorrere solo gli ultimi km, o per chi arriva a Honningsvåg con la nave probabilmente è così. Ma per noi quello che rende speciale quel luogo è il viaggio completo, è macinare km immaginando come sarà arrivare lassù, è sentire la tensione salire man mano che la luce ti tiene compagnia sempre di più, è trovare un panorama diverso dietro ad ogni curva, è dormire a fianco del globo con il sole che entra insistentemente dalle finestre del camper. E’ l’impresa di essere arrivati lì partendo da casa, guidando ogni km, senza scorciatoie. Quindi, si…non escludiamo di tornarci una quarta volta, prima o poi.


E poi l’America con i nonni. Il viaggio della vita, studiato, pianificato e sognato per più di un anno. 2 intensissimi mesi e mezzo a spasso per 35 stati a bordo di un immenso camper americano con i bambini di 3 e 4 anni. Quel viaggio che ti regala così tanto che non sai da che parte iniziare per raccontarlo.

19mila km da New York a New York, un viaggio che ha racchiuso un mondo. Un mondo fatto di metropoli, di strada, di natura, quella natura americana che si impone prepotentemente con la sua grandiosità. Di persone incontrate, disponibili come da nessun’altra parte, incuriosite dal nostro viaggio. Di bambini che giocano con piccoli americani incontrati nei campground, parlando due lingue diverse ma capendosi alla perfezione. Ma anche fatto di animali, così numerosi e così diversi. I cani della prateria che correvano da una tana all’altra, i coyote affamati che sarebbero saliti sul camper con noi pur di ottenere del cibo, i 14 orsi che abbiamo avvistato da più o meno vicino, qualcuno anche da troppo vicino…, gli alci al pascolo tra la neve, i mille chipmunk della Valley of Fire che ci camminavano tra i piedi, gli elefanti marini che litigavano sulla spiaggia, i bisonti che creavano coda lungo la strada, i roadrunners che corrono veloce davvero come BeeBeep… L’on the road per eccellenza, di quelli che racconteremo ai nipoti con gli occhi ancora emozionati dopo tanto tempo.
E poi di nuovo in Europa, alla ricerca di posti sperduti, dove non ci sono pullman turistici e negozi di souvenirs.


Ma ne abbiamo tanti di viaggi ancora nel cassetto. Abbiamo pazientemente costruito una gigantesca cassettiera fatta di millemila cassettini che piano piano stanno ospitando piccoli e grandi sogni. E poco importa se non si realizzeranno tutti. Alcuni sono talmente surreali che per ora li conserviamo gelosamente nei fondi dei cassetti, altri nell’attesa si stanno modificando in base alle nostre esigenze, altri ancora stanno man mano iniziando a prendere il volo, lasciando il posto ad altre destinazioni, ad altre esperienze. Una cassettiera in continua evoluzione, insomma…


Se chiudo gli occhi me la riesco ad immaginare nei minimi dettagli. E’ una cassettiera che profuma di pino, con maniglie e pomelli tutti diversi, con sopra un bel ripiano dove appoggiare una grande mappa stropicciata, che sa di vissuta. Se ne sta nascosta in una vecchia mansarda scricchiolante di una casetta nella foresta, proprio sotto una piccola finestra che punta verso le stelle.

 

 

 

ORMAI L'AVETE CAPITO. ALLA FINE NOI SIAMO QUESTO.

QUATTRO SOGNATORI CON GLI OCCHI CURIOSI E LA VALIGIA SEMPRE PRONTA.