Auschwitz non è per tutti. Ci sono troppe variabili che influiscono nel decidere se entrare in un luogo che ha vissuto così tante atrocità. Ancora di più se si viaggia con bambini.
Decidere se portare i bambini ad Auschwitz non è scontato. Nè per il si, nè per il no.
Quando abbiamo programmato il nostro viaggio in Polonia, ci siamo chiesti se tornare ad Auschwitz fosse una buona idea, dal momento che i nostri figli avevano 6 e 7 anni e mezzo, a cavallo tra la scuola dell’infanzia e i primi anni di scuola primaria.
Ricordavamo ancora la sensazione provata vedendo, la prima volta qualche anno prima, i binari del treno finire a Birkenau o quell’odore pungente entrando nelle baracche di legno; ma eravamo adulti, con diversi anni di studi alle spalle e con una certa consapevolezza che ci aveva permesso di arrivare ad Oświęcim preparati ed informati.
▌Ma come si fa a preparare i bambini a visitare i campi di concentramento?
Visitare Auschwitz coi bambini: si o no?
Vi raccontiamo la nostra esperienza, consapevoli del fatto che questo non valga per tutti, che ognuno debba fare i conti con la propria sensibilità e che conosca i limiti dei propri figli.
▌Non c’è giusto o sbagliato, non esiste il “se ce l’ho fatta io, possono farlo tutti” e nemmeno il “non li porto, se no di sicuro si traumatizzano”.
Per fortuna ogni genitore conosce i figli meglio di chiunque altro e si suppone sappia scegliere cosa è meglio per loro.
Considerate che l’ingresso al campo di concentramento è ufficialmente sconsigliato ai minori di 14 anni e che per i più piccoli la responsabilità è dei genitori.
Detto questo, dopo averci pensato a lungo, abbiamo deciso che dopo un’accurata preparazione, i nostri figli sarebbero entrati ad Auschwitz con noi.
Del resto, anche al 9/11 Memorial di New York e sui luoghi dello sbarco in Normandia non li avevamo portati con leggerezza e siamo sempre stati abituati ad inserire nei viaggi di famiglia una buona dose di storia e momenti di riflessione.
Come preparare i bambini alla visita di Auschwitz
Il discorso sull’Olocausto era già stato affrontato diverse volte, come quello sulla guerra, sull’11 settembre, sugli attacchi terroristici in Europa, sui vari fatti di cronaca che si sentono tutti i giorni. Insomma, i temi meno spiacevoli erano già stati toccati in passato, con tutto il tatto del caso, usando parole adatte alla loro età e rispondendo alle domande con serenità, osservando le reazioni, pronti a chiarire tutti i loro dubbi.
Quando il viaggio in Polonia ha iniziato a prendere forma, abbiamo passato diversi pomeriggi nella Biblioteca dei Ragazzi della nostra città a sfogliare libri sulla Shoah spiegata ai bambini.
L’offerta è davvero molto ampia, con titoli per tutte le età.
⇨ Potete trovarli tutti nella nostra selezione di libri su Amazon.
Abbiamo letto e riletto queste storie, raccontate in modo delicato ed adatto ai più piccoli. Sono storie che aprono alle domande, che introducono i bambini ad una realtà così impensabile per loro.
Nonostante i tanti film adatti anche ai bambini (che comunque Alice e Samuele hanno visto a scuola nella Giornata della Memoria), abbiamo preferito affidarci ai libri e lasciare che la loro consapevolezza si formasse pian piano, proseguendo tra le righe assecondando il loro ritmo e fermandoci nei passaggi più delicati, quando le parole scritte non bastavano più e nascevano domande più specifiche.
Come arrivare ad Auschwitz
Quando si parla del campo di concentramento di Auschwitz si fa riferimento, in realtà, a due campi distinti (Auschwitz1 e Auschwitz 2 - Birkenau) che si trovano a poca distanza uno dall’altro, entrambi nella cittadina di Oświęcim, nella parte sud occidentale della Polonia, a circa 70 km da Cracovia.
Auschwitz prende il nome dal modo in cui i tedeschi chiamavano Oświęcim.
Se vi trovate a Cracovia, le possibilità per raggiungere i campi di concentramento coi mezzi pubblici sono diverse, con autobus o treni che partono a tutte le ore.
Se invece viaggiate con mezzo proprio, troverete enormi posteggi appena fuori dall’ingresso.
Auschwitz e Birkenau
L’intero complesso contava 3 campi principali di cui solo i primi due sono tuttora visitabili:
▫ Auschwitz – il Konzentrationslager (campo di concentramento)
▫ Birkenau – il Vernichtungslager (campo di sterminio)
▫ Monowitz – l’Arbeitslager (campo di lavoro)
e altri 45 sottocampi.
Cosa vedere ad Auschwitz 1
Auschwitz 1 è il campo caratterizzato dal cancello di ferro con la scritta “Arbeit macht frei” (il lavoro rende liberi) e dai blocchi di edifici in mattoni ancora perfettamente conservati.
Oggi è sede del Museo Statale del Memoriale dell’Olocausto in cui si trovano, oltre a foto, video e testimonianze, anche i beni personali appartenuti ai prigionieri.
Mucchi di valigie, scarpe, occhiali e oggetti sequestrati dai nazisti sono ora conservati in grandi teche.
Nella parte esterna sono ancora visibili il Muro della Morte dove avvenivano le fucilazioni e la struttura contenente i forni crematori.
Cosa vedere ad Auschwitz 2 - Birkenau
Birkenau appare in tutte le foto che riguardano i campi di concentramento. Quel binario interrotto a metà del lager è nell’immaginario di tutti.
A differenza di Auschwitz 1, a Birkenau i nazisti riuscirono a distruggere parte del campo, con l’intento di nascondere le prove dello sterminio. Per questo, di una buona parte del campo, quella dei forni crematori, rimangono solo le rovine.
Sono ancora visitabili, invece, alcune delle baracche in cui si trovavano i dormitori, i lavatoi e le latrine.
Come visitare i campi di concentramento di Auschwitz
Ci sono 3 modi per visitare i campi:
▫ In autonomia: visita gratuita, con prenotazione di data e orario di arrivo;
▫ Con una guida: si arriva in autonomia ma la visita, prenotabile in diverse lingue, avviene in gruppo con un educatore (l’educatore non è una semplice guida; è una persona che ha il delicato compito di approfondire la storia apprendendola direttamente dai racconti dei superstiti per poi tramandarla ai visitatori);
▫ Con un tour da Cracovia: scegliendo un pacchetto che comprende trasferimenti da/per Cracovia e visita guidata.
Tra le tre opzioni, abbiamo pensato che la visita in autonomia fosse la più adatta a noi.
Nonostante ci fosse stato detto che durante le visite guidate con la presenza dei bambini le informazioni vengono filtrate per non risultare troppo brutali, abbiamo preferito poter entrare ed uscire dalle varie stanze assecondando i tempi dei bambini e lasciandoli liberi di scegliere dove soffermarsi e dove no.
Il numero di visitatori è regolamentato e a numero chiuso, perciò la prenotazione è necessaria anche nel caso di visita autonoma. Il consiglio è di organizzarsi con un certo anticipo, almeno un mese prima, ma anche di più nei periodi di grande affollamento.
Per spostarsi da Auschwitz 1 ad Auschwitz 2 - Birkenau, se non volete utilizzare il vostro mezzo, c’è una comoda navetta gratuita che ogni 15 minuti fa la spola tra i due campi, che distano meno di 3 km uno dall’altro.
Non è possibile entrare con zaini e borse ingombranti. La misura massima concessa è 30x20x10 cm, più o meno le dimensioni di una scatola di cereali; tutto il resto va lasciato nel deposito bagagli.
Se effettuerete la visita in estate, considerate che Birkenau è quasi completamente all’aperto e che la distanza da coprire a piedi è tanta, quindi organizzatevi con una piccola borsa in cui tenere acqua, crema solare e cappellino per i bambini o un piccolo ombrello per le giornate di pioggia.
La nostra esperienza con i bambini
Concludendo, la nostra visita è durata in tutto 5 ore: 3 ore ad Auschwitz 1 e 2 ore a Birkenau.
L’esperienza è stata toccante per tutti, grandi e piccoli.
I bambini hanno visitato interni ed esterni con grande rispetto, facendo domande e cercando di approfondire certi aspetti a loro meno chiari.
In alcune sale hanno chiesto di soffermarsi qualche minuto in più per guardare i video proiettati, per leggere con attenzione le didascalie delle foto o per osservare i dettagli.
Da altre invece hanno preferito uscire velocemente, come i locali dei forni crematori, dove l’aria di sofferenza è ancora palpabile a distanza di tanti anni.
Dobbiamo essere sinceri, durante la visita abbiamo incontrato altre famiglie con bambini molto piccoli nel marsupio o nel passeggino ma nessuno in età scolare come i nostri figli.
Forse questo è il periodo più delicato: sono abbastanza grandi per capire e non rimanere indifferenti, ma ancora troppo piccoli per comprendere tali atrocità fino in fondo.
Ma alla fine, chi di noi adulti riesce davvero a comprendere tutto questo?
Grazie per aver visitato il nostro Blog!
Speriamo che i nostri consigli vi possano essere utili se state programmando un viaggio in queste zone e se vi servono altre informazioni non esitate a contattarci via mail all'indirizzo hello@theredsontheroad.com oppure attraverso il box che trovate qui sotto.
A presto, con altri racconti.
Cris, Mau, Ali e Samu